Obsolescenza programmata

Fatti per non durare?

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    Obsolescenza programmata
    Fatti per non durare?



    In questi giorni, al lavoro, è ritornato a galla tra colleghi il discorso sulla così chiamata "obsolescenza programmata", e ho pensato di postare qualcosina giusto per sapere qual'è il vostro pensiero a riguardo.
    Iniziamo innanzitutto a spiegare cosa significano le due parole del titolo, direttamente da Wikipedia :
    CITAZIONE
    L'obsolescenza programmata o pianificata è una politica volta a definire il ciclo vitale (la durata) di un prodotto in modo da renderne la vita utile limitata a un periodo prefissato. Il prodotto diventa così inservibile dopo un certo tempo, oppure semplicemente "fuori moda", in modo da giustificare l'entrata nel mercato di un modello nuovo.

    Lavoriamo insomma per comprare ciò che è costruito per rompersi, così dovremo lavorare di più per comprare più oggetti che si romperanno. E non si tratta solo di una necessità oggettiva; questa strategia, abbassando la qualità e quindi il costo degli oggetti, ha instillato nei consumatori il desiderio di possedere qualcosa di sempre un po’ più nuovo, un po’ migliore e un po’ prima di quanto sia necessario.

    Ci sono diversi modi per rendere vecchio e superato un oggetto, per indurre chi lo possiede a buttarlo e a sostituirlo con un altro. Per esempio, può essere progettato per funzionare per un periodo limitato di tempo, con componenti impossibili da sostituire perché non vengono più prodotti o perché sostituirli costa di più o quasi quanto acquistare un oggetto analogo nuovo. Un altro modo per far invecchiare precocemente un prodotto è quello di renderlo non più compatibile con il sistema all’interno del quale funziona, com’è il caso dei software un po' datati che, purtroppo, non girano sui nuovi sistemi operativi o viceversa dei vecchi sistemi operativi incompatibili con i programmi di ultima generazione. Poi ci sono l’estetica e il design: sia che si tratti di auto che di vestiti o cellulari, chi utilizza un modello vecchio è lui stesso fuori moda o almeno così si deve sentire.

    Ma il prezzo da pagare in tutto questo è abbstanza caro. Non è solo quello riportato sull’etichetta dell’oggetto, che magari appare basso perché basse sono le aspettative già a partire dall’inizio della “filiera”. Questo sistema ci costa carissimo in termini ambientali e di salute, anche se al negozio nessuno ve lo spiegherà mai. La necessità dell’industria di mantenere un consumo ciclico e infinito presuppone, a monte, un impatto insostenibile sull’ambiente, poiché per produrre in continuo occorre utilizzare in continuo risorse (spesso non rinnovabili). Inoltre genera un sottoprodotto devastante, che non si può nascondere né ignorare: i rifiuti.
    Nel monte globale dei rifiuti rientrano i cosiddetti e-waste, i rifiuti elettronici, il cui accumulo è diventato un fenomeno talmente preoccupante da indurre l’Unep (il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) a realizzare un’indagine per stimarne con precisione la quantità.

    Nel 2003 i fratelli Van e Casey Neistat, videoartisti di New York, fecero uscire un filmato dal titolo “The iPod's Dirty Secret”, una campagna mediatica di denuncia verso la politica della Apple di non offrire batterie di ricambio per gli Ipod e di invitare i clienti a comprarli nuovi. In sei settimane il video fu visto per oltre un milione di volte, e lo stesso anno alcuni clienti fecero causa alla Apple tramite una class action. Agli atti del processo un'ingente documentazione tecnica sulle batterie al litio degli Ipod rese evidente che erano state progettate per avere una durata davvero breve. La vertenza si è risolta con un indennizzo agli utenti, l'apertura di un servizio di sostituzione delle batterie e l'elevazione della garanzia a due anni.

    La sensazione è che ci siamo ormai assuefatti, inconsapevolmente o no, a questo sistema. Fino a trenta o quaranta anni fa tutti quanti davamo per scontato, o almeno l’aspettativa era, che gli oggetti durassero almeno venti o trent’anni. Oggi ci siamo abituati a pensare che la vita media di un oggetto sia dieci volte inferiore.

    La logica dell’usa e getta diventa sempre più pervasiva, come dimostra l’esperienza di Marcos, un giovane di Barcellona la cui stampante ha smesso di punto in bianco di funzionare, con la sola spiegazione di un generico messaggio “rivolgersi all’assistenza”. Ma quando il ragazzo catalano si rivolge ai centri di assistenza la risposta che riceve è la medesima “costa troppo ripararla, le conviene comprarne una nuova”. La maggior parte di noi davanti a una simile prospettiva si arrende all’evidenza e opta per acquistare una nuova stampante, ma Marcos vive la vicenda come una sfida personale. Inizia così a cercare in internet chi ha vissuto esperienze simili e a frequentare forum specialistici sull’argomento. Alla fine scopre cha la stampante ha un contatore di copie, teoricamente introdotto dal produttore per garantire la massima qualità di stampa fino all’ultima copia, che a quota 18.000 stampe blocca la macchina, rendendola di fatto inservibile. La soluzione arriva alla fine da un ragazzo russo, che trasferisce a Marcos un software libero, in grado di azzerare il contatore delle pagine. E la stampante riprende a funzionare come se nulla fosse.

    Ridurre la vita utile dei beni ha alimentato il mercato prima della crisi. È però evidente che, in un mondo in cui le risorse naturali sono un indiscusso fattore limitante e la popolazione mondiale è destinata a raggiungere i 10 miliardi, pensare di uscire dalla crisi solo incrementando i consumi è miope oltre che non sostenibile.

    Tutto è progettato per durare il meno possibile, perché il mercato deve essere in continuo movimento...

    Vi metto anche il video che avevo visto tempo fa









    Fonti consultate : Zoes, La Stampa
     
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  2. Kuromitsu
         
     
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    La pura e sacrosanta verità!
    L'esempio della stampante credo che sia capitato a mezzo forum, se non di più :sasa:
    A noi è capitato con il frigorifero appena scaduta la garanzia di due anni taaaack rotto e non aggiustabile, abbiamo comprato un ricondizionato ( arrivato "rotto" ad una rivendutore che li aggiusta ) funziona perfettamente.
    Ora che lo so, prima di ricomprare una cosa nuova ci penso moooolto bene.
     
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    Niente di più vero .
    Il consumismo sempre più sfrenato sta rovinando il mondo ed ahimè continuerà a farlo .
     
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  4. -kei
         
     
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    episodi come quello delle stampanti dovrebbero essere denunciati davanti a tutto il mondo di internet, per poi boicottare massivamente il marchio che le produce. stesso discorso si può fare anche per la 360 che dopo un tot di tempo si brasava sistematicamente, i fottuti iphone da 800 euro che dopo due anni danno ineluttabilmente problemi di ogni sorta. l'unico modo per, quanto meno, tamponare questo fenomeno è affidarsi solo alle aziende che dimostrano di mettere qualità nei loro prodotti anche sotto questo punto di vista. cristo, a casa ho due nokia 3310 presi ere fa che funzionano ancora, il gameboy poket ed il color (rispettivamente 97 e 99) che vanno perfettamente...cos'è, quindici anni fa i produttori di console e telefoni erano tanto più intelligenti di adesso da poter mettere in vendita strumenti che durassero almeno un lustro?
     
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    Ho lavorato spesso nell'ambito informatico ormai tutto è prodotto dalla cina e i pezzi vengono costruiti e assemblati da loro e durano mediamente un massimo di cinque anni, ma solo se sono di un certo livello, ormai vale per tutto nell'ambito tecnologico, dai telefoni alle console, solo se monti a parte i pezzi di un pc per conto tuo resisti magari due o tre anni in più, massimo cinque rispetto alla media, ammortizzando il costo medio del prodotto, infatti non è un caso che negli anni cinquanta o settanta i beni a lungo termine erano fatti per durare.
     
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4 replies since 27/9/2013, 20:45   88 views
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