Story of the Week, Concorso n. 3

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    Questa edizione terminerà Mercoledì 28 Ottobre 2009 alle ore 15:00 pertanto avete tempo fino a questa data per postare i vostri lavori.

    Il tema del racconto di questa settimana è: Le vacanze.

    La Frase Magica è: "Perdindirindina, mi si è atrofizzata l'amigdala" (quindi deve essere inserita in un dialogo, mi raccomando la punteggiatura dello stesso!!!)

    Lunghezza minima: 30 righe.

    Resta inteso che i racconti andranno postati qui di seguito.

    Buona fortuna e buon lavoro.
     
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  2. veniversum°
         
     
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    Provo a partecipare anch'io , con l'interesse di constatare il mio feeling con il lessico italiano , putroppo non sono mai stato una cima sopratutto nella punteggiatura , però la colgo come un interessante occasione per mettermi alla prova . Spero di aver scritto qualcosa che sia "almeno" leggibile :-?: , in attesa di leggere altri vostri lavori :-)H: e del giudizio finale :weeeeee: .

    Una Vacanza di Fantasia


    Violente sferzate di vento innalzavano enormi cumuli di sabbia , il mare cozzava violentemente sugli scogli , mentre scalzo correvo a perdifiato cercando di catturare qualche piccola pulce di mare . Armato di rastrello e secchiello immaginavo di essere un guerriero in una delle sue tante temibile battaglie , con fierezza e decisione sferzavo colpi sulla tiepida e solida sabbia , qualche piede più distante si ergeva il mio castello e dovevo difenderlo da quelle temili creature . Ad ogni mio passo le onde si ritraevano e tornavano subito alla carica , piccoli pesciolini nuotavano agili sotto la superficie dell'acqua , mentre a distanza di qualche metro dalle cavità degli scogli , preceduti da tremolanti e temibili ombre , comparivano i granchi mostrando le loro mortali chele . I nemici avevano chiamato i rinforzi , ma non mi dovevo arrendere . Nella mia mente si facevano largo urli di battaglia , clangori di spade e colpi di cannone , mentre a cavallo del mio fedele destriero abbattevo nemici e suonavo il mio corno da guerra , che in realtà era solo un semplice fischietto . Alle mie spalle il sole era ormai prossimo al tramonto , un fluido rossastro si era mescolato con il bianco candore delle nuvole , persino il cielo sanguinava in quella cruenta battaglia . Le gambe mi cedevano dalla fatica , i miei piedi erano impastati di sabbia , il nemico aveva bloccato i miei movimenti e si preparava a sferrare l'attacco finale . Ormai stanco deposi le armi e mi accasciai al suolo in ginocchio , i polmoni si contraevano e allargavano alla caccia di aria da respirare , mentre il cuore risuonava nel mio petto come il battito di mille tamburi . La lotta con le pulci di mare mi aveva sfinito , una poderosa onda si schiantò sulla riva e impotente osservai quella forza della natura distruggere il castello di sabbia costruito con tanta fatica , e con lui i miei sogni di vittoria . Lanciai un grido di dolore , che il vento soffocò nelle sue spire , quasi fosse un prezioso tesoro da custodire gelosamente , e poi scoppiai a ridere a crepapelle , quanto mi ero divertito quel giorno . Mentre ridevo e continuavo a sognare a occhi aperti ,il mio stomaco cominciò a mugugnare , cosi con un colpo di reni mi alzai in piedi , presi l'asciugamano , le ciabatte , il rastrello e il secchiello e di corsa tornai alla mia dimora per mangiare e riposare , all'indomani mi aspettava un'altra battaglia e dovevo essere pronto .
    Erano i primi giorni di agosto , e quell'estate mi trovavo in un villaggio turistico della Calabria . Avevo undici anni e le spiagge del posto , desolate e ancora non corrotte dalla stoltezza del consumismo umano , parevano un interminabile deserto . Il cielo era limpido , e il sole troneggiava imponente accecando chiunque osasse rivolgergli uno sguardo . I miei capelli misti tra il castano e il biondo scuro , diventarono di un biondo intenso , come i fiori che sbocciano ai primi bagliori del sole , quella luce e quel calore mi riempivano di energie , ero pronto a combattere .
    Mentre mi adoperavo per ricostruire il castello distrutto il giorno prima dalle intemperie e dal mare , si avvicinò un vecchio sorreggendosi su un bastone e con passo tremolante .
    << Ciao ragazzo>> , mi disse . Appena sentii la sua grave voce alzai lo sguardo verso di lui . I suoi capelli erano bianchi , quasi lucenti , i suoi lineamenti erano scavati dal trascorrere del tempo , aveva sul mento una lunga barba appuntita e curiosamente buffa . Indossava un cappello di paglia , una maglietta blu , uno sbiadito costume a fiori e dei sandali di legno , mentre lo osservavo con curiosità mi rivolse un grande sorriso e constatai che la sua dentatura non godeva di ottima salute .
    << Buongiorno a lei ...vecchio>> gli risposi , suscitandogli una roca risata .
    << Già ...vecchio!>> sospirò .
    << Sai , la parola vecchio può essere usata in molti modi e per dire molte cose , non è una parola da usare con leggerezza >> , si soffermò a guardare il mio castello di sabbia . << Ad esempio un vecchio potrebbe aiutarti a costruire un castello di sabbia che sia talmente bello da far risplendere gli occhi di chiunque lo guardi , e talmente solido da poter resistere alle onde più violente e alle intemperie più impreviste . Accidenti , ma perché stare ad annoiarti con i miei pedanti discorsi >> , lentamente si voltò per andarsene .
    << Aspetti! >> , dissi scattando in piedi e afferrandolo delicatamente per un braccio .
    << Crede che potrebbe aiutarmi a costruire il mio castello?>> , sul suo viso di stampò un' altro dei suoi rugosi sorrisi . << Era quello che speravo mi chiedessi ...giovincello!>> .
    Lo aiutai a sedersi e insieme ci mettemmo all'opera . Scavavo freneticamente sabbia dalla riva bagnata del mare , la mettevo nel secchiello e la portavo velocemente in direzione del castello . Il vecchio nonostante l'età era incredibilmente agile , muoveva e impastava la sabbia con grazia , saggiandone la consistenza con i palmi delle mani . Trascorse diverso tempo per realizzarlo , ma il risultato fu stupefacente . Un castello di sabbia di notevoli dimensioni si ergeva spavaldo davanti al mare , in tutta la sua magnificenza e solidità . Il castello era formato da quattro torri disposte a rombo ed era circondato da un canale di scolo che drenava l'acqua , al centro del castello di ergeva un piccola statuetta rappresentante un re seduto sul trono , le cui rifiniture erano state realizzate mediante un semplice stecchino . Gli occhi mi brillavano dalla contentezza .
    << Vecchio ...è incredibile!!!>> esclamai ,assaporando la soddisfazione con un profondo respiro .
    << Non le ho ancora raccontato ...>> , dissi prendendo il rastrello e il secchio e sferrando qualche affondo nell'aria contro un nemico immaginario , <<...che sono un temibile guerriero e difenderò questo castello ad ogni costo , combatterò pulci , granchi , pesci e persino il mare stesso se necessario . Combatterò fino a quando le forze non mi abbandoneranno e le gambe non mi faranno talmente male da costringermi a cadere a terra . Vecchio , poiché è stato lei il creatore di questa magnifica costruzione , per questo giorno mi farebbe l'onore di essere il re di questo magnifico castello ? >> .
    Ci osservammo in silenzio per qualche istante . << Perdindirindina, mi si è atrofizzata l'amigdala! >> , sorrise dandosi qualche colpo dietro la testa . << Sai è molto tempo che non riesco a immaginare di essere qualcosa che non sia veramente io . Ho vissuto talmente tanto in questo mondo e ho visto innumerevoli situazioni , dalle più disperate alle più felici , che ormai immaginare di essere qualcun' altro è diventato per me quasi impossibile >> .
    << Quindi?>> , gli chiesi speranzoso .
    << Quindi ...tu ragazzo , osservandoti mi hai fatto ricordare l'innocenza della fanciullezza , cosa significa farsi trasportare dall'immaginazione . Sai con il trascorrere degli anni smetti di sognare , perché per quanto ti sforzi i momenti bui saranno sempre più di quelli felici>> , lo guardavo con aria interrogativa mentre parlava , e lui sembrò capire che non potevo ancora comprendere il messaggio che mi voleva trasmettere .
    << Capisco che ancora non puoi comprendere quello che ti stò dicendo . Infondo chi ci dice che il mondo stesso in cui viviamo non sia un'illusione . Dunque , temibile guerriero , in nome della tua fedeltà , oggi sarò il re del tuo castello , e ti sosterrò nella tua battaglia fino a quando le forze non ti abbandoneranno e le gambe non ti faranno talmente male da costringerti a cadere a terra >> . Alzarono entrambi le mani al cielo e gridarono a più non posso in segno di festeggiamento .
    Il vecchio osservava il ragazzo combattere con fervore , all'apparenza contro l'aria , la sabbia e il mare , ma sapeva che nei suoi pensieri stava combattendo contro un esercito intero . Cosi chiuse gli occhi , e per la prima volta dopo anni tornò a immaginare . Era in una regale dimora sorretta da enormi pilastri di cui non si vedeva la fine , le pareti erano piene di quadri raffiguranti i discendenti della sua dinastia e il paviemnto ricoperto di arazzi provenienti da tutte le parti del mondo . Seduto su un imponente trono indossava un lungo mantello rosso , un celeste e leggiadro vestito di lino , adornato da fini e aggraziate rifiniture argentate , e dei sandali di pelle . Un corona di oro luccicante si posava dolcemente sulla sua testa , donandogli un senso di saggezza e potere . Riapri gli occhi e alzò lo sguardo al cielo , il sole era ormai prossimo al tramonto , un fluido rossastro si era mescolato con il bianco candore delle nuvole , anche il cielo era un arazzo di quella regale dimora , un arazzo su cui camminavano tutti i sognatori . Un sorriso di stampò sulle sue labbra , quanto si era divertito quel giorno .

    Edited by veniversum° - 26/10/2009, 11:18
     
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  3. TAZUNEE
         
     
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    Una vacaza da ricordare


    Quell’estate in vacanza non dovevamo neanche andarci. È questo sarebbe stato il secondo anno.
    Ultimamente avevamo sostenuto delle spese impreviste, per cui non ci si era preparati per andare in vacanza. Di solito, la mamma diventava nervosa già un mese prima.
    Questa volta il tempo non c’e l’aveva avuto perché si decise tutto nel giro di pochi giorni.
    Ed eccoci pronti a partire! Mio padre come ultima cosa controllò i fari dell’auto quando tutti eravamo già dentro. Dietro l’auto si era abbassata considerevolmente e di conseguenza si era alzata di davanti e quindi doveva abbassare i fari, per evitare durante il viaggio notturno di abbagliare quelli della corsia opposta.
    Si parte! Si va in Sicilia.
    Durante il viaggio non sempre seguivo la nostra traiettoria. Avvolte con i pensieri, andavo più avanti. Già mi vedevo arrivata. Vedevo già tutti i nostri parenti, che erano lì ad aspettarci e sentivo lo scroscio dei baci. Le lacrime della nonna, che mi stringeva al petto. E poi guardandomi diceva: <<ma come sei cresciuta, ormai sei diventata una piccola donna.>>
    Poi a un tratto, i miei pensieri andavano altrove. Mi vedevo già sulla spiaggia. La mia pelle era bianchissima e mi vergognavo quasi a togliere il pareo, anche se quello non era l’unico motivo. Da poco avevo compiuto diciassette anni e quelle che prima sembravano due colline, erano diventate due montagne. Avvolte, mi sentivo un po’ a disagio, perché mi sembrava che tutti specialmente i ragazzi, guardassero lì. Pensai… come starò in costume?
    La mamma. Mi distolse da quel pensiero, perché eravamo arrivati al traghetto.
    Entrati nel traghetto e usciti dall’auto, ci dirigemmo verso il bar. Mio padre comprò arancini per tutti. Io ne andavo pazza! Erano caldissimi. Io mi divertivo a togliere la punta per far uscire il fumo, poi dicevo a mio fratello: “Guarda, l’Etna!”, e poi ridevamo.
    Finalmente arrivammo dall’altra parte. Ora era solo questione di poche ore e saremmo arrivati.
    Questa volta non avevamo affittato per tempo una casa al mare, avremmo fatto i pendolari.
    Fosse stato per me, avrei dormito in spiaggia con la tenda. La mamma però non era d’accordo.
    Quando fummo arrivati, andò quasi tutto come avevo immaginato.
    I giorni passavano in fretta. Tra una cosa e l’altra, le ferie erano quasi alla fine. In fatti dopo il Ferragosto dovevamo ripartire.
    Per gli ultimi quattro giorni mio padre affitto un bungalow, in un Lido, dove eravamo già stati due anni prima. Era un bel posto. Io feci subito amicizia con le ragazze del bungalow accanto al nostro. Eravamo sempre insieme.
    Il quattordici d’agosto fu una bellissima giornata. Già in prima mattina andammo in spiaggia. Quel giorno c’era anche il fratello maggiore delle mie amiche insieme alla sua fidanzata.
    Mentre giocavamo nell’acqua, mi sentii chiamare per nome. Era una voce maschile ma non era mio padre. Mi girai e mi trovai davanti ad un ragazzo molto più alto di me, che guardandomi sorridente disse:
    <<ciao ti ricordi di me?>>
    Rimasi impalata per qualche minuto.
    “Perdindirindina, sembrava come se mi si fosse atrofizzata l’amigdala!”
    Per quanto mi sforzassi di pensare, non riuscii a ricordarmi quando e dove avessi conosciuto quel ragazzo.
    Nel momento in cui mi accorsi che lui aveva abbassato lo sguardo, m’immersi nell’acqua fino al collo.
    <<sono Sergio disse lui, >>ma io ero ancora perplessa. Le mie amiche si avvicinarono a me. Una delle due disse che lui lavorava lì come bagnino e collabora con i gestori dei bungalow ed era un amico del loro fratello. Questo non mi aveva aiutato per niente a ricordare chi fosse. Cosi lui disse:
    <<tu sei la ragazza che aveva un piccolo Snoopy e un tagliaunghie nel suo portachiavi.>>
    Dopo queste parole riemersi fuori dall’acqua quasi irritata, chiedendomi come facesse quell’energumeno a sapere cosa io avevo nel mio portachiavi e glielo chiesi!
    Lui sorrise e poi rispose:
    <<ti ricordi due anni fa, alla famiglia del bungalow accanto al vostro gli si ruppe la chiave nella serratura e mi vennero a cercare. Io non avevo con me la cassetta degli attrezzi, cosi chiesi a tuo padre se avesse qualcosa con cui poter tirare fuori il pezzo di chiave rimasto nella serratura. Tuo padre mi rispose che purtroppo non aveva una pinza. Alche uscisti tu dal bungalow e dicesti a tuo padre:’Papà, andrebbe bene un tagliaunghie?’.
    Io risposi senza esitare, sì dammi quello! Cosi mentre cercavi di toglierlo dal portachiavi, ti dissi di darmelo pure così che non era un problema.>>
    In quel momento mi ricordai e naturalmente diventai rossa dall’imbarazzo.
    Gli chiesi come faceva a sapere che ero io dopo due anni.
    Lui rispose:
    <<ho visto il vostro nome nel registro degli affitti e ieri ho incontrato tuo padre.>>
    In quel momento mio padre mi chiamò per andare a mangiare.
    Sergio mi disse:
    <<aspetta, ci vieni stasera a vedere i falò?>>
    Io lo fissai per un momento e poi dissi: “Ancora non lo so.”
    Andando verso il bungalow, mio padre mi disse che mio fratello non si sentiva bene e che quindi dovevamo tornare a casa prima del previsto. Nel sentire ciò, io non dissi una parola. Arrivati al bungalow, mia madre mi disse che dopo pranzo mio padre, mio fratello e lei sarebbero rientrati in città.
    <<tuo fratello ha un po’ di febbre disse, credo possa essere un’indigestione d’anguria. Per essere sicuri, lo porteremo dalla guardia medica.>>
    Io ascoltai ma non dissi una parola. Cosi lei continuo dicendo che aveva chiesto alla signora del Bungalow affianco, se poteva ospitarmi per la notte. Cosi se io volevo, potevo restare. L’indomani, sarebbe venuto mio padre a prendermi. Il mio viso s’illuminò di nuovo. “Grazie mamma!” Le dissi.
    La mamma aveva già preparato tutte le nostre cose. Poi mi disse che aveva messo da parte qualche indumento da lasciarmi così dopo pranzo si apprestarono a partire. Io abbracciai il mio fratellino, dicendogli che sicuramente non era niente di grave e che con una punturina sarebbe passato tutto! Lui però non sembrava molto contento della cosa.
    Il pomeriggio trascorse in un baleno. Io non ebbi modo di rivedere Sergio per dirgli che ci sarei andata a vedere i falò di mezzanotte. A me, già solo il fatto che potevo andarci mi rendeva felice. Non lo avevo mai visto il Falò di mezzanotte ed ero molto curiosa. Non ostante fossi un po’ preoccupata per via di mio fratello, d’altra parte ero contenta che la mamma non mi avesse tolto l’opportunità di esserci.
    Cominciarono i preparativi, c’era una gran confusione nel Lido. Le mie amiche ed io, vedemmo arrivare tanti gruppetti di ragazzi e ragazze con le tende da campeggio. Iniziarono a sistemarsi in uno spazio riservato a loro. Noi guardavamo come tutti si dessero un gran da fare. I ragazzi a torso nudo mostravano tutto il loro vigore. Mentre le ragazze si limitavano a gestire i lavori. Ormai già buio, furono accesi dei fari in aggiunta di tutte le piccole luci. La musica era ad alto volume che quasi non si sentiva più il fruscio delle onde.
    Di nuovo sentii qualcuno chiamarmi per nome. Questa volta lo avevo riconosciuto, era Sergio.
    <<ciao mi disse!>>
    “Ciao”, risposi.
    <<sei sola?>>
    “Sono con le mie amiche!”
    <<ti dispiace se mi unisco a voi?>>
    “No!” Risposi. Dopo qualche minuto arrivarono le mie amiche che erano andate a prendere qualcosa da bere e dei teli per coprirsi, nel caso che facesse freddo. Sergio aveva una chitarra con sé cosi dopo aver chiacchierato un po’, ci cimentammo a cantare. Ogn’uno cantò la sua canzone preferita. Era passata la mezzanotte ma sembrava che fosse giorno. Tutti ballavamo e ridevamo, alcuni fecero anche il bagno non ostante fosse stato sconsigliato dagli animatori. Anche Sergio era un animatore, ma quella sera era libero. Quando venne l’ora di tornare ai bungalow io gli dissi: “Domani andrò via.”
    Lui sorridendo rispose:
    <<È stato bello rivederti, peccato che sei rimasta cosi poco. Avremmo potuto conoscerci meglio.>>
    E poi aggiunse:
    <<tornerai l’anno prossimo?>>
    Io un po’ imbarazzata, gli risposi:
    “Non lo so.” Lo ringraziai per la bella serata che avevamo passato. Poi, dopo esserci scambiati i nostri indirizzi, ci salutammo.
    Dentro di me ero certa, che questa volta non lo avrei più dimenticato.

    Tazunee





     
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    Anche per me è la prima volta che scrivo in questa sezione ed è la prima volta che scrivo una storia di questo tipo.

    Non vi prometto niente, è stata una cosa che mi è venuta di getto e che non ho né avrò tempo di revisionare, quindi la posto così com'è...spero che vi piaccia...scusate la lunghezza,ma meno di così non ce la facevo...

    Viaggio di lavoro

    “Finalmente sono arrivato”. Marco arrivò finalmente all’aeroporto di Barcellona,erano le 3 del pomeriggio e faceva un caldo terribile. Aveva intrapreso questo viaggio per firmare un contratto di lavoro con un’impresa spagnola molto grande. Lui, giovane ragazzo di 25 ani, si era appena laureato in ingegneria ambientale a pieni voti, e molte imprese ne avevano richiesto i servizi. L’offerta migliore arrivò però dalla proprio dalla penisola iberica, dalla Spagna, e si sarebbe dovuto recare a Barcellona per firmare il contratto, ma ne avrebbe approfittato per concedersi un’ottima vacanza. Presa la valigia uscì dall’aeroporto e prese subito un taxi a cui consegnò l’indirizzo del so albergo che aveva annotato su un foglio molto stropicciato con una calligrafia disordinata, tanto che il taxista ci mise diversi minuti per capire quello che c’era scritto. Arrivato a destinazione scese dal taxi, affondò la mano nella tasca come per cercare un tesoro ed estrasse un paio di banconote sgualcite e si avviò all’entrata dell’albergo. Nella hall venne ricevuto da un signore di bella presenza, sulla cinquantina, che lo aveva seguito con lo sguardo da quando era entrato.<posso fare qualcosa per lei>, si introdusse il signore che stava dietro ad un bellissimo bancone in legno laccato intarsiato da disegni saraceni che dava una bellissima impressione.<sì, sono Il signor Marco B., ho prenotato una stanza per cinque giorni e cinque notti> e mostrò il foglio della prenotazione di cui si era munito prima di entrare.<bene, la sua stanza è al terzo piano corridoio B>. Prese le chiavi e il bagaglio e si recò nel suddetto posto. La stanza si presentava come un locale alla buona, con una rete a molle sotto un materasso molto vecchio e mobili di almeno 20 anni,ma non era un problema: tanto pagava l’azienda che gli aveva offerto il lavoro. Il bagno in compenso sembrava appena rifatto. Non aveva voglia di svuotare la valigia e allora, dopo aver preso l’essenziale, la ripose sotto al letto e si stese per qualche minuto a riposare sul letto. Quando si sentì pronto si mise in tasca qualche banconota, giusto l’essenziale per le emergenze, il cellulare e la cartina della città che aveva comprato all’aeroporto. Prima di andarsene però decise di voler aprire le tende per ammirare il panorama. Rimase senza parole: non esiste parola che possa esprimere quale fosse lo stupore per la bellezza di quella vista. Solo ora notò che l’albergo si trovava sulla collinetta subito sul cucuzzolo della città, e da quella stanza si poteva vedere ogni angolo di Barcellona, dalla famosissima chiesa “Sagrada Familia” al porto, al parco dedicato a Gaudì, e tutt’intorno un’infinità di case; sembrava un capolavoro realista, ed il giovane sentì che cresceva ancora di più in lui lo spirito di avventura. Uscì come un fulmine dalla stanza e si catapultò in strada ,seguendo la cartina. Si fermò in un parco vicino all’albergo e, sedutosi su una panchina, con un pennarello segnò tutti gli itinerari che avrebbe seguito durante la vacanza sulla cartina. Subito si mise in moto ed andò a vedere la bellezza più vicina, i giardini di Gaudì. La strada era abbastanza lunga e per molto tempo anche in salita, ma Marco c’era abituato, e la fatica,quando la sentiva, non era un problema, anzi gli piaceva sentire il sudore della fronte perché ,pensava, ”Se te le sudi le cose sembrano avere un valore maggiore”. Arrivato a destinazione si trovò davanti uno spettacolo meraviglioso: le statue dell’architetto spagnolo erano vere opere d’arte, molto luminose, accese, i mosaici più belli che avesse mai visto.
    Era stanco però, e allora andò nel bar più vicino a bere qualcosa. Continuò a visitare le strutture gaudiane per un’altra ora e mezza, ma ormai si stava facendo tardi e all’albergo avrebbero servito la cena di l’ a poco. Allora si rimise in cammino per raggiungere l’albergo. Finita la cena, molto buona per essere il pasto di un 3 stelle, andò subito in camera e si sedette sul letto a ripensare a quelle stupende opere d’arte che aveva avuto il piacere di osservare poco prima e decise allora di accedere la televisione che stava ai piedi del letto per svagarsi un po’. I programmi erano tutti in spagnolo e Marco non ci capiva un tubo, quindi l’attenzione diminuiva sempre di più lasciando posto alla stanchezza. Dopo pochissimo tempo si assopì sul letto,ancora vestito e con la tv accesa e dormì fino alle sei della mattina. Si alzò infatti di buon ora il giorno seguente, svegliato dal programma della mattina del canale 6 di cui aveva capito solo che era un programma per bambini. Come fanno i bambini che la mattina non vogliono andare a scuola rimase nascosto sotto le coperte per un’oretta. Alle 7 della mattina non riusciva più a riprendere sonno e decise di alzarsi. Il suo aspetto era, nonostante tutto, molto buono, sembrava aver riposato bene, ma i vestiti erano tutti stropicciati e non faceva un buon odore, reduce com’era dalla passeggiata del giorno prima. Si lavò con molta calma mettendoci più tempo del solito, d’altronde era in vacanza e voleva rilassarsi. Si immerse nella vasca e vi rimase fino alle 8 e mezza, ora della colazione. Decise di saltarla, poiché quel giorno sarebbe dovuto andare a visitare la Sgrada Familia ,una famosissima chiesa in costruzione da anni che univa arte moderna e classica, e questa era molto lontana dal punto di partenza. Gli amici che erano andati a visitarla prima di lui ne avevano parlato molto bene, e anche la guida che si trovava sul retro della sua cartina non si era risparmiata nel definirla una dei simboli della Spagna. Pensò allora che si sarebbe ritrovato davanti ad un capolavoro che lo avrebbe lasciato senza parole, ed in effetti rimase senza parole, ma per un altro motivo.”Perdindirina,mi si è atrofizzata l’amigdala” pensò il giovane, poiché si trovò in una stranissima situazione: non provava alcun sentimento davanti a quella cattedrale, anzi, quasi non gli piaceva, forse perché abituato alle cattedrali italiane che erano completamente diverse dall’esterno. Allora si rese conto della realtà degli eventi: quella cattedrale gli faceva proprio schifo, e non poteva fare a meno di sentirsi strano:” Com’è possibile che non mi piaccia! … piace a tutti perché a me non piace?”. Quei pensieri lo turbavano molto: era sì un ragazzo molto anticonformista e non gli piaceva omogeneizzarsi con la massa, ma trovava molto strana questa cosa e rimase interdetto fra sé e sé per una buona mezz’ora. “Forse è questo il bello dell’arte, che può piacere e non piacere” pensò, ma quella strana sensazione che provava dentro di sé lo accompagnò per tutto il resto del giorno. La sensazione avuta dall’esterno fu quindi pessima, quindi decise di entrarvi per osservarla dall’interno e vedere se magari da quel lato era veramente bella. Molto meglio: l’interno era favoloso, non molto diverso dalle altre cattedrali, ma la salita fino alla cima di una delle otto torri gli fece passare parzialmente quel senso di stranezza che provava, ed il suo animo si calmò.
    Uscito dalla chiesa passò un po’ di tempo girando a zonzo qua e là nei dintorni della chiesa per respirare un po’ di aria da grande metropoli. La prima cosa che notò furono i mille diversi profumi che sentiva ad ogni vicolo, ad ogni incrocio, profumi che facevano da sfondo ad una città in continuo movimento, strapiena di persone tutte indaffarate a cercare, correre, camminare .Era una dinamicità molto diversa da quella del suo piccolo paese, e questa cosa gli piacque molto: odiava la staticità, le cose ferme e la loro monotonia.
    Dopo pranzo decise che il resto della giornata l’avrebbe passato di nuovo ai giardini Gaudì; non l’avesse mai fatto! La strada era tutta in salita, una salita ripidissima di un paio (forse di più) di chilometri. Dopo un paio di pause per recuperare le energie arrivò a destinazione e si sedette su una panchina a leggersi un bel romanzo di Pirandello che si era portato con sé. La stanchezza era tanta, nonostante ci fosse abituato, ed allora passò un’ora su quella panchina immerso nella piacevole lettura dell’autore italiano. Riacquistate le forze si recò nuovamente alle statue e ai monumenti gaudiani ed acquistò qualche gadget da portare a casa ad amici e parenti. Intanto il tempo passava ed arrivò il momento di tornare all’albergo. La cena di quella sera era peggiore di quella della sera prima, ma comunque meglio di quanto ci si poteva aspettare. Finto di mangiare questa volta si recò nel cortile dell’albergo e si sedette su una delle tante sedie in direzione del panorama. La città era illuminata di tante piccole luci, sembrava Natale e quelle le luci dell’albero o quelle luci che si mettono come addobbi intorno ala casa. Era un spettacolo ancora migliore del panorama mattutino e Marco rimase nuovamente senza parole a scrutare il panorama. Si accorse però che c’era qualcuno che lo stava osservando, e proprio in quel momento girò di scatto la testa verso destra: era un bambino, anzi , due, ed entrambi stavano fissando il giovane italiano e dopo il primo sguardo uno disse qualcosa nell’orecchio all’altro e si misero entrambi a ridere. Subito dopo si dileguarono nell’oscurità della notte e Marco rimase come interdetto poiché non capiva cosa avevano da ridere quei due: odiava le persone che si comportavano così,lo irritavano, e subito si guardò intorno in cerca della ragione scatenante il riso dei bambini. Infine pensò” Son bambini …” e decise di non dare importanza a quell’azione, ma ritornò quasi istantaneamente quieto: per un attimo infatti riprovò quella sensazione di inadeguatezza che aveva già provato la mattina alla cattedrale, ed allora rimise a pensare a tutto quel pensiero filologico che si era montato nella mente la mattina. Rapito dai suoi pensieri si rimise a letto.
    La mattina del terzo ed ultimo giorno si svegliò molto tardi e saltò nuovamente la colazione . Quella mattina andò a visitare il porto,e la strada percorsa fu quasi il doppio di quella del giorno prima. Arrivò per l’ora di pranzo e si infilò nel primo fast-food che trovò. Uscito ammirò il panorama del grande porto catalano: era grandissimo , il mare era molto bello, e gli fece molta impressione anche perché non aveva avuto molte occasioni per ammirarlo. Passò tutto il pomeriggio fra parco acquatico, grande magazzino e il solito giro a zonzo per le strade della città. Arrivarono finalmente le cinque del pomeriggio ed allora Marco dovette tornare all’albergo e prepararsi per la cena alla fine della quale avrebbe firmato il contratto con i suoi nuovi datori di lavoro. Alle 8 e mezza arrivò al ristorante: un ristorante super lussuoso che si affacciava sul porto. Le persone però erano molto diverse da quelle viste per le vie della città: qui era visibile la presenza soltanto di persone altolocate, aristocratiche e vestivano eleganti. Il ragazzo non vi era abituato ed inizialmente si sentì fuori luogo. <el signor Marco B.?> chiese l’uomo che stava all’entrata. Marco rispose con un cenno del capo e subito gli fu fatto segno di seguire il cameriere che si trovava davanti al ragazzo. Lascio perdere i convenevoli e tutto quello che succedette di lì in avanti, poiché fu molto noioso ed il ragazzo si sentiva sempre più a disagio: lui,ragazzo di campagna neolaureato, seduto ad un tavolo di pezzi grossi pieni di soldi fino a scoppiare.”Non è da me, queste cose non mi piacciono, avrei preferito una cosa molto più alla buona, ma questi sono i luoghi che devo abituarmi a frequentare se voglio fare carriera”. Allora dopo essersi messo l’anima in pace proseguì per tutta la serata, comunicando tramite traduttore (altro motivo di disagio) con le altre persone del tavolo. Firmato il contratto tornò nuovamente, e per l’ultima volta, all’albergo: Infatti la mattina dopo sarebbe dovuto partire per tornare a casa. Era però soddisfatto: aveva un grosso contratto con una grossissima impresa Spagnola, aveva visitato gratis una bellissima città e si era arricchito di nuova esperienza; si sentiva un uomo completo, fatto e finito. La notte passò in un lampo e il ragazzo dormì molto bene. Il ritorno a casa non fu particolarmente traumatico, e Marco si rese conto solo durante il viaggio di ritorno della ricchezza concessagli da quell’esperienza che costituiva il suo primo viaggio al di fuori dell’ Italia. Passò tutto il tempo a fare un resoconto mentale del viaggio,ma quando ritornò al suo Paese da amici e parenti capì che niente è meglio di casa propria.
     
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  5. ~Tobin
         
     
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    VENIVERSUM

    Ortografia 3: Tutta la punteggiatura sbagliata, ti consiglio di andare a leggere il topic sui consigli
    Grammatica 5,25: Nessun errore grave, solo che cambi persona della narrazione da prima a terza, ad un certo punto
    Lessico 7,25: Buon uso di parole anche non usate normalmente, fa vedere una ricerca delle stesse molto attenta
    Originalità 7,5: Storia fuori dall'ordinario, per fortuna XD
    Scorrevolezza 7: Storia non avvicentissima ma caruccia.

    Voto finale 6


    TAZUNEE

    Ortografia, Grammatica e Lessico 4,5: Fai molti errori in modo costante, però sei Tedesca quindi la grammatica italiana non la puoi conscere benissimo, quindi il voto è leggermente più alto di quello dato ad un italiano ^^
    Originalità 6: Solita storia, carina ma non fa gridare al miracolo.
    Scorrevolezza 6+: Qualche passaggio riattiva quei neuroni assopiti da altri passaggi un po' monotoni XD

    Voto finale 3.35



    CHIUDICAMPA


    Ortografia 3/4: Fai molti errori di punteggiatura e di battitura delle parole
    Grammatica 4,5: In un punto cambi tutto d'un tratto il tempo verbale O__O
    Lessico 6-: nella media, niente di più di niente di meno...
    Originalità 4/5: Cosa serviva elencare quello che visita? potevi ampliare di più altri aspetti
    Scorrevolezza 3: Beh non vorrei essere offensivo, ma: che due balle XD penso che Barcellona non vedrà mai né me né avvveleno XD

    Voto finale 3.2



    Vince il contest n° 3 VENIVERSUM, l'unico pienamente sufficiente ^^
     
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