Story of the Week, Concorso n. 2

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  1. ~Tobin®
         
     
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    Questa edizione terminerà Mercoledì 30 Settembre 2009 alle ore 15:00 pertanto avete tempo fino a questa data per postare i vostri lavori.

    Il tema del racconto di questa settimana è: La scuola.

    La Frase Magica è: "Aprendo l'armadietto ho trovato/trovai/fu trovato" (tutte le varie coniugazioni di trovare XD)

    Lunghezza minima: 30 righe.

    Resta inteso che i racconti andranno postati qui di seguito.

    Buona fortuna e buon lavoro.

    Edited by ~Tobin® - 30/9/2009, 14:36
     
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  2. m.j. 23
         
     
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    Oggi é proprio un giorno che vorrei dimenticare: le mie amiche, i miei compagni, anche se la loro lontananza non mi turberà... Il primo giorno di magistrale: l'autobus, gli sconosciuti, la calca..... la fermata sbagliata e quindici minuti di ritardo neppure la più stupida delle bimbe di prima media farebbe così. Quando entro in classe accompagnata dalla bidella, che peserà almeno 100 chili e puzza come un mandriano, ci sono già quelle che, a mio avviso odierò tutto l'anno che sghignazzano, ma dietro di loro c'è una ragazzina che tre o quattro giorni prima avevo incontrato in fumetteria. Il banco tra lei ed un tipo strano con degli occhialini tondi, ma simpatici, era libero e la professoressa di lettere non andò in cerca di altro mi fece sedere là come se fosse una punizione. Marco, così si chiamava il tipo strano, in realtà non era così male, ma Laura "Lalla" la mia compagna di banco è una fans, quasi una otaku, di varie serie che seguo anch'io, Tokio Magnitudo 8, Akane-iro ni Somaru Saka e molte altre. Marco invece è riservato, per cavargli due parole devi forzarlo, ma è carino e quando mi parla ha sempre un tono calmo e contenuto, non sembra neppure un quindicenne. Mentre la professoressa continuava a belare, il suo nomignolo futuro sarà: "caprof", io e Laura avevamo già instaurato un rapporto di quasi complicità e Marco, suo malgrado, ci dovrà spalleggiare nelle nostre invenzioni scolastiche. Finisce la prima ora ed al suono della campana esce la caprof ed arriva il "tuberof", nome da usare in futuro col professore di matematica, la sua testa ci sembrava una patata, ma prima del suo ingresso "aprendo l'armadietto ho trovato" parecchi vecchi appunti di una ex studentessa del corso precedente al mio, nascosti nell'itercapedine della porta, ed alcuni passaggi mi inquietarono. Riportava con molta dovizia di particolari la sua storia con un insegnante, ma senza mai citarlo. Mi ero decisa, assieme ai miei due nuovi amici, volevamo saperne di più, chi era lei, ma soprattutto chi era questo insegnante che con lei doveva aver avuto una "storia d'amore come Adamo ed Eva" citando le sue parole. Sicuramente non poteva essere tuberof, nessuna con due neuroni ci farebbe l'amore, Lalla mi disse che erano ben pochi i professori maschi: nella nostra sezione oltre a tuberof c'era solo quello di filosofia, ma in totale ce n'erano sette. Passammo tutta la seconda ora a far congetture sul colpevole, Marco riteneva potesse essere il professore di latino della sezione affianco alla nostra, loro tutti i professori li avevano conosciuti ad inizio mattinata, mentre la sottoscritta correva a perdifiato. Durante l'intervallo andammo a vedere la scuola ed a fare qualche investigazione, la sala professori era territorio ostile ed off limits, ma io non mi do mai per vinta e con lo stratagemma: mi scusi ho sbagliato porta, diedi un'occhiata ai professori maschietti, ma non ne vedevo nessuno che potesse essere un Adone, tutti bruttini e racchiotti, anche quello di filosofia della sezione "B". Non eravamo giunti a nesuna conclusione, ma mentre rientriamo in classe, vedo una ragazza che armeggia sull'armadietto che hanno assegnato a me. <<scusami, hai bisogno di qualcosa?>> Le chiesi gentilmente, considerando anche che avrà avuto 5 o 6 anni più di me e non volevo crearmi altri problemi. Questa si gira piangendo e mi dice: <<non è che hai trovato dei fogli dentro quest'armadietto?>> E' lei pensai subito, adesso le chiedo chi è il prof e poi gli faccio fare una figuraccia a questo pervertito, ma non faccio in tempo a dir nulla che lei: <<sono disperata mi ero dimenticata una cosa a cui tengo moltissimo... La bozza di un racconto che sto scrivendo.>> Le resi subito quei fogli e lei mi ringraziò. Neppure la terza ora e già vorrei trasferirmi in un'altra dimensione, sono prorio sfortunata ed odio la scuola.
     
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  3. -Nicco-
         
     
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    ho buttato giù questa storia ieri sera, di getto, non l'ho ricorretta o aggiustata perchè non ho velleità di vittoria, però voglio dirvi che svagare nel scrivere mi ha fatto un grosso piacere, ringrazio chi me ne dà la possibilità.



    Era un giorno come tanti altri, la sveglia alle 7 ed il brusco risveglio macchiato dal fastidioso contatto dei suoi piedi ancora nudi con il freddo pavimento. Ale, nell'immediato, era sempre scocciato da quella sgradevole sensazione, ma ogni volta che ci ripensava, mentre versando i suoi immancabili cereali nella tazza si stropicciava gli occhi, sorrideva, e viaggiando nel suo mondo facilmente definibile "immaginario" non malediceva le numerose mattonelle che separavano la sua stanza dal bagno ma le riteneva sue amiche. Si, proprio le mattonelle, colorate e varie, con macchie di tutte le forme e colori, e Ale si divertiva spesso, come si fa con le nuvole bianche e soffici del cielo, ad immaginarsi faccie buffe ed animali unendo proprio le macchie, sparse sul pavimento senza una logica, la stessa logica che, voltata la testa a sinistra, non avevano i suoi cereali oramai quasi finiti nella tazza di latte rigorosamente personalizzata affinché nessun membro della famiglia a parte lui la potesse utilizzare. Ale ci teneva alle sue cose e non faceva certo molto per nasconderlo.
    Una volta infilata una maglietta ed un paio di jeans, senza dimenticare le scarpe, Ale caricò sulla spalla la sua cartella a tracolla per andare in un posto che quelli come lui, i sognatori, non amavano.
    "La scuola è tutta disciplina, rigorosità, metodo..." ripeteva Ale tra se e se mentre in modo automatico imboccava la scorciatoia per essere in anticipo come gli piaceva fare. Desiderava arrivare quando ancora non c'era nessuno, perché la scuola vuota, senza studenti, senza professori e regole da seguire, gli faceva lo stesso effetto delle mattonelle; la scuola in quei pochi minuti di intimità gli pareva amica. Sostanzialmente era questo che Ale amava fare: sentire gli oggetti del mondo che lo circondavano come amici e sorridergli, senza un motivo, perchè si diceva sempre che per regalare un sorriso non serve una ragione, basta l'intenzione ed un cuore che sappia amare, anche le cose più piccole ed inutili. Già, inutili come il sasso che trovò aprendo il suo armadietto. Ale non si chiese chi ce l'aveva messo o perché, ed il suo stupore non era stato minimamente scosso anzi, senza troppi indugi la prima cosa che fece fu di prenderlo ed infilarselo in tasca. Aveva un sorriso stampato in viso che molti vedendolo camminare lungo il corridoio avrebbero definito “demente”, ma Ale era contento perchè sentiva che un nuovo amico era con lui.
    Quando tornò a casa non perse un secondo, si precipitò subito in bagno chiudendo la porta a doppia mandata, non aveva bisogni particolari, era solo impazziente di pulire con dell'acqua il suo amico. La terra scivolò via velocemente ed il sasso assunse a poco a poco la sua vera forma.
    Verso tutti gli oggetti che trovava, Ale provava un'immensa curiosità e su di essi fantasticava giornate intere restando a fissarli da più angolazioni, così fece anche con il suo sasso dimenticandosi di tutti e tutto, compresi gli esercizi di matematica.
    Il mattino seguente, eseguita la solita routine, Ale si ritrovò nel corridoio della scuola, davanti al suo armadietto numero 17 con un presentimento, un formicolio che lo eccitava e gli inibriava il corpo, era certo di trovare una sorpresa all'interno di quel grosso scatolone metallico di colore verdastro condito da diverse zone attaccate dall'instancabile ruggine. Con un movimento attribuibile ad uno scassinatore, aprì il lucchetto e spalancò l'anta. I suoi occhi si illuminarono immediatamente, tra i libri, i quaderni e qualche merendina c'era un oggetto inutile a cui volere bene. Lo prese, lo scrutò a fondo e alla fine decise che si trattava di un bellissimo pezzo di vetro colorato. Un misto tra azzurro e verde, rosso e blu, giallo e viola, a seconda del colore che desiderasse vedere questo cambiava come per fargli un favore, ma la cosa più bella che scoprì fu cosa questo pezzo di vetro poteva fare se attraversato da un raggio di luce, ma non una luce qualunque, la luce del sole. Per Ale quella calda palla gialla che stava ogni giorno nel cielo significava molto e fu felice di vedere che il suo pezzo di vetro combinato con essa potesse dare degli effetti che trovava a dir poco spettacolari.
    Dopo un po' di tempo, mentre si divertiva con il suo nuovo svago però fu colto da un attimo di razionalità. Se prima non gli era passata neanche per l'anticamera del cervello la domanda più ovvia che a chiunque sarebbe sorta spontanea, adesso cominciò intensamente a ragionarsi su. “Chi era stato ad aprire il suo armadietto per lasciarci quegli oggetti?”. Diventò serio, cupo, certamente non se stesso, era diverso, il suo atteggiamento stava cambiando, in un lampo si sentì trasformato. Non si era mai preoccupato di situazioni di questo genere, aveva paura, qualcuno lo spiava, qualcuno sapeva dei suoi “amici”, del suo strano modo di fare, questa cosa gli dava fastidio, lo irritava, si sentiva quasi pieno di rabbia.
    In quel momento passò una bidella che nel fare le pulizie spostò involontariamente una persiana di una enorme finestra rettangolare che culminava con un ampio arco avente uno scheletro in ferro, la stanza in cui Ale si trovava fu invasa da un fascio di luce quasi soprannaturale, di certo non comune. Istintivamente si coprì il viso con la mano, la stessa in cui teneva il pezzo di vetro, successivamente si voltò per proteggersi dal sole e riaprendo lentamente gli occhi irritati, vide sulla parete di fronte delle immagini, inizialmente sfocate, ma quando la vista tornò definitivamente assistì ad un gioco di colori, un arcobaleno di immagini che parevano vive e il suo cuore si riempi di gioia, la rabbia scomparve, sorrise come non aveva mai fatto, si ricordò delle semplici cose che lo rendono felice e lo fanno navigare con i sogni in un oceano sconfinato. Anche se solo per un istante aveva perso se stesso ma ora si era ritrovato e si disse che non gli importava chi fosse a fargli quei doni e che probabilmente era una persona che lo aveva capito e che come lui desiderava amare la vita ed il mondo in modo del tutto incondizionato.
     
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    Valutazione testo di m.j.23

    Ortografia: 4 e mezzo
    Grammatica: 4 e mezzo
    Lessico: 6
    Originalità: 4
    Scorrevolezza: 3 e mezzo

    Oltre al fatto che sia l'ortografia che, soprattutto, la consecutio temporum presentano palesi errori, la storia non propone nulla di nuovo. Ti dilunghi all'infinito nell'introduzione e poi chiudi il discorso in fretta e furia, di botto, senza approfondire quel tanto che basterebbe per rendere completo il tuo lavoro. Durante la lettura si lotta contro la sonnolenza.

    Voto finale: 4 e mezzo



    Valutazione testo di Nikko

    Ortografia: 5
    Grammatica: 5
    Lessico: 5 e mezzo
    Originalità: 5
    Scorrevolezza: 4 e mezzo

    Commetti meno errori della media, ma li commetti. Ti dilunghi troppo a descrivere le cose più semplici: spesso una frase corta, secca, quasi a brucia pelo rende più l'idea rispetto a una successione semi infinita di parole. Il racconto è diverso dal solito, ma lo approfondisci proprio al minimo e, inoltre, non sono mancati gli sbadigli.

    Voto finale: 5


    Il vincitore è Nikko!
     
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3 replies since 19/9/2009, 19:37   235 views
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